Ennio Voices
Science & Tech • Spirituality/Belief • Culture
Anthology of my recordings regarding psychology, therapies, spirituality and other materials. Only for those who take the commitment seriously.
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Antologia delle mie registrazioni riguardanti psicologia, terapie, spiritualità e altri materiali. Solo per chi prende seriamente l’impegno.
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Agamben e i dispositivi

“Generalizzando ulteriormente la già amplissima classe dei dispositivi foucaldiani, chiamerò dispositivo letteralmente qualunque cosa abbia in qualche modo la capacità di catturare, orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare i gesti, le condotte, le opinioni e i discorsi degli esseri viventi. Non soltanto, quindi, le prigioni, i manicomi, il Panopticon, le scuole, la confessione, le fabbriche, le discipline, le misure giuridiche ecc., la cui connessione col potere è in un certo senso evidente, ma anche la penna, la scrittura, la letteratura, la filosofia, l’agricoltura, la sigaretta, la navigazione, i computers, i telefoni cellulari e — perché no — il linguaggio stesso, che è forse il più antico dei dispositivi, in cui migliaia e migliaia di anni fa un primate — probabilmente senza rendersi conto delle conseguenze cui andava incontro — ebbe l’incoscienza di farsi catturare. “Ricapitolando, abbiamo così due grandi classi, gli esseri viventi (o le sostanze) e i dispositivi. E, fra i due, come terzo, i soggetti. Chiamo soggetto ciò che risulta dalla relazione e, per così dire, dal corpo a corpo fra i viventi e i dispositivi. “Alla crescita sterminata dei dispositivi nel nostro tempo, fa così riscontro una altrettanto sterminata proliferazione di processi di soggettivazione. “i dispositivi moderni presentano, però, una differenza rispetto a quelli tradizionali, che rende particolarmente problematica la loro profanazione. Ogni dispositivo implica infatti un processo di soggettivazione, senza il quale il dispositivo non può funzionare come dispositivo di governo, ma si riduce a un mero esercizio di violenza. Il dispositivo è, cioè, innanzitutto una macchina che produce soggettivazioni, e solo in quanto tale è anche una macchina di governo. L’esempio della confessione è qui illuminante; o “il dispositivo prigione, che produce come conseguenza più o meno imprevista la costituzione di un soggetto e di un milieu delinquente, che diventa il soggetto di nuove — e, questa volta, perfettamente calcolate — tecniche di governo. “Di qui la vanità di quei discorsi benintenzionati sulla tecnologia, che affermano che il problema dei dispositivi si riduce a quello del loro uso corretto. Essi sembrano ignorare che, se a ogni dispositivo corrisponde un determinato processo di soggettivazione (o, in questo caso, di desoggettivazione), è del tutto impossibile che il soggetto del dispositivo lo usi “nel modo giusto”. Coloro che tengono simili discorsi sono, del resto, a loro volta il risultato del dispositivo mediatico in cui sono catturati.”
Passi di
"Che cos’è un dispositivo"
Giorgio Agamben”

COMMENTO
**Naturalmente non concordo, almeno non fino in fondo, con i ragionamenti tecnofobici di Agamben (che ad un certo punto confessa di aver nutrito pulsioni neo-luddistiche nei confronti dei poveri dispositivi mobili, i “telefonini”).

Credo che, per farla più semplice la dotta è fondamentalmente prosopopeica disquisizione a cavallo tra Hegel e Agamben passando per Hyppolite e, ovviamente, Foucault sui cosiddetti dispositivi si riduce al concetto della strumentalità.
Potremmo definire il “dispositivo” in termini di “apparato strumentale”, cosa che effettivamente può corrispondere, sia a chiesa, tribunali, scuola, esercito e istituzioni in genere, che, ovviamente, agli apparati economici come organizzazioni e imprese, fino agli apparati tecnologici finalizzati alla realizzazione di funzioni.

Funzioni che effettivamente definiscono l’essere umano in quanto prodotto dei dispositivi il più generale dei quali può essere considerato proprio la CULTURA IN QUANTO DI APPARATO DEI DISPOSITIVI (o dispositivo dei dispositivi).

Anche antropologicamente parlando, la cultura definisce l’essere umano e pertanto potremmo affermare che l’essere umano è quello scimpanzé che è stato forgiato dai suoi dispositivi.

Rende molto meglio di tanti queruli filosofi quest’idea l’inizio e la fine del film di Kubrick *2001: odissea nello spazio” dove la comparsa del MONOLITE, ovvero del padre di tutti i dispositivi, fa scoprire alla scimmia, prima ancora dello “strumento-osso” il concetto di “utilizzo” che sta dietro all’idea stessa sia di “dispositivo” che di “strumento”.

L’essere umano è tale perché usa ed è prodotto dagli strumenti che usa. Il punto è, casomai, se egli riesca a mantenere una terza posizione fra essere chi usa ed essere il prodotto del suo uso. Agamben direbbe di no, ma lo dice usando un apparato o dispositivo sofisticato e criptico come quello della sua filosofia retorica, che fra i tanti strumenti è fra i più taglienti e violenti in ragione del codice selettivo e restrittivo che utilizza.

Se la parola è un dispositivo, la retorica edotta è un’arma. Il problema della filosofia di derivazione idealista (anche quando è tale per prendere le distanze da Hegel) è che si erge a monolite e, proprio come il monolite e diversamente dagli apparati tecnologici, prova ribrezzo alla sola idea di essere imbrigliata, ovvero costretta a denunciare IL SUO USO. «Dove vuoi andare a parare?» è un espressione che i filosofi generalmente disprezzano. Il dispositivo del Sapere ha il diritto di essere fine a se stesso, anche se nessuno ha mai capito CHI possa averglielo conferito.

In conclusione, se Foucault voleva rifuggire dagli universali è stato solo per crearne uno tutto suo: il dispositivo il cui fine è disporre se stesso. È il settimo giorno si riposò.**

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Se hai voglia di farti un'idea di quello che sta accadendo attorno al caso #durov leggi questi due articoli:
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👀A #Mosca la gente ha letteralmente "bombardato" l'Ambasciata francese con aeroplanini bianchi di carta, simbolo di #Telegram, emerge da un video diffuso dall'agenzia di stampa locale Tass.
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#freepavel #FREEDUROV
@tutti_i_fatti
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L'anima anziana
La difficoltà di vivere a pieno la terza età per apprendere e insegnare di più

Invecchiando è normale che gradualmente il mondo esterno si allontani dalla percezione di se stessi. Questo accade sia perché i valori e la cultura con cui si è vissuti non parli più lo stesso linguaggio della vita d’oggi, ma anche perché ci si lascia condizionare dalla percezione che gli altri hanno di sé.

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«Spiacenti, numero non disponibile»
Siamo prede felici

A chi non è capitato di ricevere chiamate da numeri sconosciuti cui, non avendo risposto per tempo, richiamandoli si è sentito dire che il numero non è disponibile, oppure che non è corretto o è inesistente?

Spesso si tratta di venditori indesiderati, naturalmente, ma non meno frequentemente si ha a che fare con tecnici, corrieri, istituzioni, servizi pubblici o altro ancora. In questi casi si rischia di perdere di vista comunicazioni importanti.

A me è capitato di avere a che fare con Iliad per un contratto di fibra domestico per il quale i tecnici non avevano rispettato l'appuntamento, dopo un primo tentativo non concluso. Nessuna comunicazione per e-mail che normalmente risulta essere il sistema più sicuro. Il call center mi risponde che il tecnico aveva cercato di contattarmi telefonicamente ma non mi aveva trovato. Dopo avere contestato che non avevo chiamate ho compreso che si trattava di un numero richiamando il quale avevo ricevuto il messaggio di numero inesistente. Sempre la cortese signorina mi spiegava che i tecnici facevano così per non essere disturbati e che avrei dovuto tenere il telefono disponibile per tutte le chiamate.

Questo scritto non vuole soffermarsi sull'aspetto tecnico. Personalmente a questo proposito mi limito a bloccare il numero inesistente e a segnalarlo nell'elenco degli spam, modalità disponibile per quasi tutti gli smartphone non esageratamente obsoleti, sperando che risulti tale a tutti gli utilizzatori dei servizi sicuri.

La questione da segnalare, tuttavia, è un'altra. Immagina di essere, che so, uno studente universitario che ad un esame si sente dare un voto insufficiente e magari anche una segnalazione negativa. E immagina che cerchi di vedere gli errori del suo compito e non possa accedervi e che, cercando il docente per avere spiegazioni in proposito si sentisse dire che questi non è disponibile o che addirittura è inesistente. Che cosa ne penseresti? Credo che ti arrabbieresti e cercassi di far valere i tuoi diritti. Vai dal preside e la segreteria di questo ti dice che è giusto così, altrimenti i docenti verrebbero disturbati da studenti che, pur pagando fior di quattrini per gli studi, non hanno diritto alcuno in proposito. A questo punto potresti smettere di pagare la retta ma venissi tempestato di chiamate dalla suddetta segreteria e da numeri ogni volta diversi che non potrai richiamare e ti trovassi nella buca delle lettere una lettera di ingiunzione di pagamento con tanto di mora, mentre altre università ti cercano anche loro da numeri irrintracciabili perché passi da loro con il tuo numero di telefono reso disponibile a tutto il mondo magari dalla stessa segreteria che ti ha mandato l'ingiunzione di pagamento.

Allucinante, vero? Chissà se Kafka avrebbe potuto immaginare una situazione simile quando scriveva "Il processo"?

Il punto è che non possiamo contestare questa perdita di diritti a nessuno. Hanno tentato anche di mettere in atto liste di abbonati che non intendono ricevere telefonate di questo tipo, soprattutto di natura commerciale, ma senza alcun successo salvo la perdita di tempo di chi come il sottoscritto ha tentato di far valere questo diritto. Le società telefoniche che offrono questi servizi di numerazione sono le prime interessate al business e che per non perderlo trovano escamotage di tutti i generi.

Il fatto è che non esiste nessuna pena per chi contravviene a queste norme e quando mancano pene — che siano almeno rapportabili ai profitti — non c'è motivo di rispettare la legge.

Al di là di tutto mi piacerebbe si facessero delle liste di proscrizione dove fossero riportate le società maleducate, disgustosamente arroganti che adottano queste pratiche e che subissero una perdita di immagine adeguata alla loro irrispettosità.

Sicuramente avrei inserito i tecnici di Iliad (e di conseguenza la società) con la quale, dopo la telefonata in oggetto, ho chiuso il rapporto per quel contratto. Siamo, purtroppo, sempre quelli della rana bollita che, dopo un primo periodo felice, trascuriamo il peggioramento del servizio passando sopra i nostri diritti e questo le società di servizi lo sanno.

Ti piace la rana bollita? – con letizia il blog di Letizia Guagliardi

Non ci rimane dunque che cambiare fornitore il più frequentemente possibile, ma questo ci fa perdere troppo tempo e quindi trascuriamo la cosa o la procrastiniamo all'infinito.

Il problema è che siamo diventati prede di chiunque, a partire dai social network e dai fornitori che consideriamo gratuiti ma che tali non sono affatto.

I canali televisivi ci hanno abituato a questa idea di gratuità che tale non è e hanno generato fortune facendoci sorbire tonnellate di pubblicità. I servizi Internet non sono da meno, solo che oltre la pubblicità fanno i soldi con la nostra profilazione e la perdita della privacy.

Ma, nonostante noi si paghi abbondantemente in natura tornando a farci turlupinare da loro pensando di essere noi a trarne i vantaggi mentre rimaniamo più anonimi di quando frequentavamo le persone reali, loro sempre di più gestiscono i nostri contributi e le nostre comunicazioni censurandole, mettendole in coda o molto semplicemente nascondendole nel mentre che ci suggeriscono chi seguire e che cosa comprare anche — anzi, soprattutto, direi — quando non è quello che vogliamo.

A questo punto che cosa ci resta da fare?

Intanto si potrebbe fare una lista positiva, oltre a quella negativa, dove premiare i servizi rispettosi segnalando quella che dovrebbe essere la normalità come una distinzione qualitativa.

E, per quello che riguarda i servizi in rete, cominciare ad utilizzare siti, portali e app a pagamento (almeno quando questo ha un prezzo ragionevole) che garantiscano privacy e libertà di espressione invece di tornare a farci truffare con quelli gratuiti.

Pensi di avere le gonadi sufficienti per poterlo fare, oppure continuerai a godere masochisticamente della tua inveterata sodomia?

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Intervista a Pavel Durov
Il cogenitore di Telegram si racconta al microfono di Tucker Carlson

Intervista con Tucker Carlson che inizia parlando dell’infanzia torinese e della bella vita italiana e poi arriva ai giorni nostri. In inglese ma con sottotitolatura in lingua originale e traduzione automatica multilingue, italiano incluso.

Entusiasta del carisma di questo giovane e coraggioso visionario imprenditore, per l'occasione Tucker Carlson ha dato il via al suo canale Telegram cui chiunque può iscriversi aprendo il link che segue e iscrivendosi via web o scaricando l'app.

in questo momento, a poche ore di distanza, il canale ha raggiunto 190.000 iscritti.

https://t.me/TuckerCarlsonNetwork

vedi anche
https://bit.ly/3RCq6cc

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